I Ds che chiedono la Dad: ‘C’è un problema di sorveglianza. Vogliamo essere ascoltati’

Laura Biancato è tra i primi firmatari, insieme ad un gruppo di dirigenti scolastici che collaborano insieme da anni, della lettera indirizzata stamani al presidente Draghi, al ministro Bianchi ed ai presidenti delle Regioni per chiedere due settimane di didattica a distanza dal 10 gennaio. Spiega a Tuttoscuola la dirigente scolastica dell’ITET “Luigi Einaudi” di Bassano del Grappa (VI): “Ci siamo sentiti in questi giorni tra colleghi ed abbiamo provato a scrivere un appello per far sentire la nostra voce. Siamo arrivati in questo momento a 1200 firme”.

Com’è la situazione ad oggi?

“Non direi che è ingestibile perché in questi due anni noi ci siamo ormai abituati a gestire situazioni di diverso tipo e che sono andate cambiando repentinamente. Il problema in questo momento crediamo che sia l’incognita del personale in servizio. Tutti stiamo ricevendo in questi giorni comunicazioni da parte di docenti e personale Ata che ci fanno sapere che sono positivi o che devono stare in isolamento per contatti stretti avuti durante le vacanze di Natale. Avremo già da lunedì assenze numerose e in ascesa, con un serio problema di sorveglianza puntuale di alunni e studenti. A questo si aggiunge la preoccupazione per l’escalation di contagi tra i giovani, come dimostrano le statistiche. Si continua a dire che le scuole siano i luoghi più sicuri ma in effetti non lo sono, si tratta di contesti dove si verificano assembramenti inevitabili. La preoccupazione per la salute è per noi al primo posto”.  

E’ stata contattata da qualcuno del governo?

“Io no, non so i miei colleghi. Ad aver prodotto quel documento siamo un gruppo di quindici persone. Lo abbiamo scritto stamani dopo averne parlato ieri sera quindi può anche darsi che qualcuno sia stato contattato. Il nostro intento è di farci ascoltare e siamo grati a Tuttoscuola per aver tempestivamente rilanciato il nostro appello. La percezione è che non si sia chiesto al mondo della scuola cosa ne pensa della riapertura. Noi siamo sul campo, organizziamo tutto il possibile perché la didattica possa essere in presenza, ma ci rendiamo conto di difficoltà che non si vedono dall’alto. Non siamo stati consultati. Parlano per noi le associazioni sindacali ma   sarebbe il caso di andare più a fondo di quella che può essere la percezione di una organizzazione sindacale. E’ necessario ascoltare le persone che sono a scuola tutti i giorni e che non hanno mai smesso di lavorare neanche nei giorni di Natale: in questi giorni abbiamo dovuto provvedere ai tracciamenti, alle comunicazioni di contagio, ai provvedimenti rispetto a chi non ha assolto all’obbligo di vaccinazione. Abbiamo lavorato strenuamente e vorremmo essere ascoltati per dire quali sono le condizioni reali”.

Un esempio?

“Basta pensare al nuovo protocollo che prevede che si distingua tra vaccinati e non vaccinati, ma noi non abbiamo i dati: per disposizione del Garante non siamo tenuti a conoscere i dati di vaccinazione degli studenti. Avere una disposizione dall’alto che noi non possiamo assolutamente rendere concreta dato che non ne abbiamo gli strumenti, evidenzia quanto poco si capisca della scuola vera”.

Cosa si augura?

Che ci sia una riflessione seria sul rischio dell’apertura da lunedì in poi, basata sui fatti e su quello che concretamente è la realtà delle scuole. E che sia una riflessione che contempli la differenza tra ordini di scuola. Gli istituti comprensivi hanno dei problemi, le superiori ne hanno altri. Per ciascuna di queste realtà e probabilmente per ciascuna regione bisogna prendere decisioni ad hoc. E’ stata massimizzata la previsione di riapertura per lunedì 10 gennaio ma pensiamo che ogni regione dovrebbe cercare di calcolare i propri rischi ed ogni istituto dovrebbe valutare la situazione, che per noi è grave. La proposta che facciamo nella petizione di spostare di due settimane il rientro in classe vale per tutto il territorio nazionale come emergenza”.

Perché due settimane?

“Pensiamo che sia il tempo necessario per capire e quantificare l’effetto delle vacanze di Natale passate in contatto con tantissime persone. Gli studenti rientrano dopo aver avuto contatti stretti e l’effetto si vedrà a giorni, presumiamo. Speriamo che qualcuno ci ascolti, il nostro appello è destinato alla tutela di tutte le persone che sono a scuola, operatori e studenti”.

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